Maïmouna Guerresi. Nûr/Luce/نور
In un tempo biblico la luce è la rappresentazione del divino: per il popolo eletto è la Torah; nel pensiero islamico medievale viene associata all’anima.
È in Estremo Oriente che ha preso forma e si è diffuso il pensiero dello «yang» (la luce) in contrapposizione allo «yin» (l’oscurità): una dualità che investe l’esercizio dialettico e speculativo universale.
La luce è l’inizio di tutto.
Per Maïmouna Guerresi il concetto di luce («nûr» in arabo) si estrinseca attraverso la linea bianca o talvolta rossa che attraversa il volto dei soggetti delle sue opere fotografiche, dividendolo a metà. Figure monumentali come Throne in Black o Fatuma e le altre giovani donne di colore, protagoniste di Her Private Garden, Sound 6, Rābiʿa, Aisha’s Stories 2, Red Oracle che perdono lentamente la loro ieraticità bidimensionale per entrare in un paesaggio potenzialmente reale diventandone parte di esse.
INFO E MATERIALI
Ingresso libero
Info 349.5148575
Ufficio Stampa
Serena Manieri
370.3351942
Comunicato stampa
Brochure
Mappa
STAFF
Direzione artistica
Annalisa zito
Curatela
Manuela De Leonardis
Progettazione e allestimento
Arch. Dino Lorusso
Project Manager
Cinzia Campobasso
Coordinamento tecnico
Ninni Castrovilli e
Lisabeth Ciavarella
Ufficio Stampa
Serena Manieri
Segreteria organizzativa
Claudia Lopuzzo
Il paesaggio del quotidiano è un territorio di sperimentazione, da parte dell’artista italo-senegalese, di un «sincretismo estetico» in una chiave intima e del tutto personale in cui confluiscono simboli religiosi e mitologici, tradizioni e leggende del mondo occidentale, orientale, africano, arabo.
Da oltre trent’anni la ricerca di Maïmouna si pone come obiettivo il superamento delle barriere culturali, sociali, linguistiche, etniche e religiose, «giocando» sugli opposti come in I Would like to know you o Ping Pong Playing alla ricerca di un equilibrio interiore (Blue Trampoline e Red Trampoline).
L’artista parte dalla citazione della grande invenzione della pittura occidentale – la prospettiva – e come Masaccio, Piero della Francesca e la tradizione dei maestri pre-rinascimentali e rinascimentali, colloca la figura umana al centro dell’universo, riscattata nella sua essenza di individuo pensante. Alla base di tutto, per lei, c’è l’esperienza di conoscenza interiore attraverso l’incontro con il sufismo della corrente senegalese Muridiyya, a cui è seguita la sua conversione all’Islam ed il bisogno di farsi portavoce di quella stessa metamorfosi interiore. Un tema di grande ispirazione che attraversa tutta l’opera di Maïmouna Guerresi, pittorica o scultorea, performativa, video, fotografica e installativa. Per l’artista l’atto creativo richiede una ritualità lenta in cui lo scatto fotografico è solo l’ultima fase del lavoro, preceduta dall’ideazione e dalla realizzazione di costumi, fondali e scenografie, dall’allestimento dei set fino alla messa in posa.
L’invito all’osservatore è quello di lasciarsi guidare dallo sguardo e dal cuore per accedere a quello spazio immersivo di consapevolezza, tolleranza, legalità in cui anche il gesto più ordinario può diventare straordinario.
(Manuela De Leonardis)
Maïmouna Guerresi. Nûr/Light/ نور
In biblical times light was the representation of the divine: for the chosen people it is the Torah; in medieval Islamic thought it is associated with the soul. It is in the Far East that the concept of «yang» (light) took shape and spread as opposed to «yin» (darkness): a duality that shapes the universal dialectical and speculative exercise.
Light is the beginning of everything.
According to Maïmouna Guerresi the concept of light («nûr» in Arabic) is expressed through the white or red line that splits in half the face of the subjects of her photographic works. Monumental figures like Throne in Black or Fatuma and the other young black women, protagonists of Her Private Garden, Sound 6, Rābiʿa, Aisha’s Stories 2, Red Oracle who slowly lose their two-dimensional solemnity to become part of a potentially real landscape. For the artist, the everyday landscape is a land of experimentation by the Italian-Senegalese artist of an «aesthetic syncretism» in an intimate and personal key in which religious and mythological symbols, traditions and legends of the Western, Eastern, African and Arabian world converge.
For over thirty years, Maïmouna’s research has aimed to overcome cultural, social, linguistic, ethnic and religious barriers, «playing» with opposites as in I Would like to know you or Ping Pong Playing in search of an inner balance (Blue Trampoline and Red Trampoline). The artist starts from the citation of the great invention of Western painting – perspective – and like Masaccio, Piero della Francesca and the tradition of the pre-Renaissance and Renaissance masters, places the human figure at the center of the universe, redeemed in its essence as a thinking person. Behind it all, for her, there is the experience of inner knowledge through her meeting with the Sufism of the Senegalese current Muridiyya, which was followed by her conversion to Islam and the need to convey that same inner metamorphosis: a truly awe-inspiring theme running through the entire pictorial or sculptural, performative, video, photographic and installation work by Maïmouna Guerresi. According to the artist the creative act requires a slow ritual in which the photographic shot is only the last phase of the work; first there is the design and the implementation of costumes, backdrops and sets– dressing for the pose.
The viewers are invited to let themselves be led by their eyes and hearts to enter the immersive space of awareness, tolerance and legality within which ethe most ordinary gesture can become extraordinary.
(Manuela De Leonardis)
Soluzioni Grafiche Finamore // Vico Michele Pavone, 5 – Triggiano
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